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Una giornata particolare.. 1a parte


di 1homme
31.08.2023    |    3.861    |    0 9.3
"Lasciai i tre al loro chiacchiericcio che, in mancanza della figa, sfumò in poco tempo..."
"Non mi piace farmi guardare dagli uomini.

Non da quelli qualunque, quelli che pensano solo a scoparmi o che mi vedono come una dea irraggiungibile e poi si perdono verso la prossima o la finale di Champions-come-si-chiama.

Intendiamoci, io lo sono, una dea, ma non sono irraggiungibile, salvo per chi non sa come guardarmi, eccitarmi, scoparmi..

E naturalmente non ve lo posso dire qui, cosa cerco, perché non sono parole. Sono sfumature, sorrisi, luci negli occhi, pelle che sfiora la pelle, anima che vola verso i desideri più caldi, le voglie più perverse, le situazioni più inaspettate. Come potervi figurare l’imprevedibile...?

Ecco, quindi, che mi trovo a raccontarvi una storia del mio passato, quando ho conosciuto il Fotografo.

Era estate piena e in quel periodo giocavo spesso a muovermi per casa nuda o quasi. Dico giocavo perché a volte indossavo tuniche trasparentissime in tela di lino o microtanga, se non proprio nulla. Mi piace il mio corpo, mi piace incontrare il mio sguardo negli specchi di casa e provocarmi. A volte finisce in risata a volte mi scopo guardandomi negli occhi come una fata affamata di sesso. Sempre che non incontri lo sguardo di qualcuno che mi sappia togliere la voglia. Fino a farmela tornare, naturalmente.

Scoprii che il Fotografo si era trasferito nella villetta accanto a me sentendo il rumore del motore della sua macchina fotografica che mi seguiva, scatto dopo scatto mentre prendevo il sole, verso il tramonto. Neanche a dirlo, ero completamente nuda. Avete presente quella foto in cui sono stesa in giardino sotto il getto dell’irrigazione. Ecco..

Avevo avvertito con fastidio il rumore dei traslocatori della villa accanto alla mia pochi giorni prima, ma non avevo ancora incontrato i nuovi vicini.

Ero incerta, in quel momento, se iniziare a fare la porca, masturbandomi, se darmi “semplicemente” la crema solare o alzarmi incazzata. Vinse la pigrizia ma anziché la crema mi ricopersi di olio abbronzante, rendendomi lucida come una pantera, e altrettanto pericolosa.

Gli scatti della macchina, il cui ronzio conoscevo benissimo, divennero parossistici e mi lasciai scappare un sorriso e qualche carezza di troppo..quelle che servono a farmi inturgidire i capezzoli, tenendo gli occhi chiusi e lasciando volare la mia fantasia più perversa.

Sul più bello ricevetti una telefonata. Era il mio Manager che si auto invitava per quella sera con una “nuova modella” per un aperitivo. Quel termine, “ nuova modella”, stava a significare nel nostro codice, “quella che mi sto per scopare” e siccome mi eccitava vedere come se la sarebbe voluta sedurre, accettai confermando di avere sufficiente franciacorta in ghiaccio. Di solito mi usava come calmante... perché essere invitate a casa di un’altra donna, figa peraltro, le metteva tranquille, fino a che non avessero capito quanto mi piace giocare col sesso..

Terminata la telefonata mi buttai sotto la doccia in giardino raccogliendomi i capelli ribelli in una coda di cavallo, per togliermi l’olio di dosso, senza nemmeno più pensare agli scatti che certamente proseguirono.

Entrai in casa e davanti alla finestra che dava sul giardino mi misi una sobria minigonna e una canottierina nera, per far risaltare la mia abbronzatura, dimenticandomi della lingerie nera pur minuscola che avevo tirato fuori dai cassetti. La climatizzazione fece risaltare ancor più la mia voglia, ma mi misi a preparare un aperitivo adeguato sul bancone della cucina finché trillò il campanello.

Appena il tempo di pensare “già qui..?” che si affacciò un tipo sconosciuto ma molto composto.

Stavo per prendere il coltellaccio ma il suo sorriso mi fermò.

Era uno di “quei” sorrisi.

“Salve vicina sconosciuta, vengo in pace”, disse, “Sono il nuovo abitante della villetta qui a fianco.. E siccome faccio una festa di inaugurazione con qualche amico. Pensavo, dato che ti romperemo certamente le palle.. che tanto valeva invitarti. Quindi eccomi, e..a proposito, mi chiamo Max e faccio il fotografo."



Non mi aspettavo quest’ingresso. Sapete com’è la mente, in un microsecondo, il tempo del nostro incrociare gli sguardi. la mia mente era decollata:

già avevo dichiarato a me stessa che quello era il tipo che scattava mentre prendevo il sole nuda in giardino, e che si era gettato sulla preda.. ma anche .. che ero la sua esca perfetta, una pianta carnivora che lo aveva già catturato. E poi non potevo non notare che fosse un bel figo e che lo avrei fatto sudare per spremerlo come un limone fino alla punta del cazzo. Era un tipo con cui mi sarei potuta divertire ed eccitare.. perché già lo ero.

Sotto la canottierina già i miei capezzoli impertinenti si stavano tendendo verso i suoi occhi scuri e luminosi. Moro con un sale e pepe accennato, camicia aperta su pelle abbronzata, niente catene tamarre e niente pelo. Gradevole, il Max..

“Ciao vicino, mi chiamo Virginia” e di mestiere – (“adoro far drizzare i cazzi”, ma non lo dissi) - ..di mestiere faccio il meno possibile..”

“ah, brava.. il mio lavoro preferito..- altro sorrisone goloso, (bello già ti sta già diventando duro, notai ) ”

“In realtà stavo preparando un aperitivo per il mio manager e per una sua ..assistita. Una cosa di lavoro.. se ti va di unirti, così ci conosciamo..” – mi vengono così, che ci volete fare, sono un fottuto geniaccio, non trovate?

“beh, decisamente non ti si può dir di no, ma vado a prendere almeno una bottiglia, altrimenti che razza di benvenuto è..?.. Ah a proposito.. Ho con me il mio assistente, ti spiace se porto anche lui?” – Merda un gay? – pensai in un lampo, strabuzzando gli occhi..

“Se non fa pipì in giro per casa, puoi portare chi vuoi..”

“Vado e torno..”

Poco dopo, sentii i loro passi in soggiorno. Nel frattempo, mi ero messa la biancheria intima con un briciolo di indecisione per le mutandine, ma la mini era davvero corta. Mica posso fargli vedere il dessert durante l’aperitivo. O no?

“Fred. Con Philipponat annesso” – disse introducendo una versione toy boy di un biondo californiano per fortuna senza tutti i muscoli evidenziati come un ossessionato dalla palestra. Sorrisone.

“Enchanté”, disse tenendomi la mano un secondo o due di troppo mentre sfumava un baciamano, occhi blu pervinca fissi nei miei.

Francesino, ma, a vedersi, per nulla gay. Intendiamoci, nulla contro i simpaticissimi gay ma se te li vuoi scopare, non ci andiamo a fagiolo, giusto?

Il tempo di riappropriarmi della mano e li prendo maternamente, - si, quasi.. – accompagnandoli nel patio dalla vetrata scorrevole.

Avevo già preparato un tripudio di bicchieri ghiacciati, bottiglie nel seau a glacé e stuzzichini colorati di verdure fresche.

“Però, Fred, hai visto che abbiamo trovato una perfetta padrona di casa..” – disse, scambiando un sorriso con il biondo. Era una mia impressione o aveva calcato il tono su “padrona”. Scusate, tendo a diventare un po’ cagnetta in calore su certe allusioni. Sorrisi e li feci accomodare.

Con sollievo si sedettero in posa maschia e non tenendosi per mano sul dondolo. Stappai e versai il loro Shampoo...

Ed ecco che arriva il trillo del citofono.

Matteo Godani, il mio famoso “manager” , (etc.. etc..), fece la sua comparsa, solo.

Mi guardò negli occhi con quella lucetta particolare, girandoli una frazione di secondo nella direzione dei due fermi a guardarlo col bicchiere a mezz’aria.

“Veramente Matteo, ti aspettavamo con una modella.”

Stringendo le mani dei due invitati Matteo, svolse il rito delle presentazioni reciproche sussurrandomi con un bacio:

“Io la sto aspettando, la mia modella, ma vedo che tu sei sempre una brava organizzatrice...”

Lo staccai ridendo dicendo: “Porco. Sono solo i miei due nuovi vicini che, gentilmente, mi sono venuti a offrire compagnia e lo Champagne..”

I due novelli, per la mia espressione colorita si scambiarono un sorrisetto ebete tra lo stupito e il complice. Come se nulla fosse, il Godani riprese:

“Dunque di che ti occupi, Max?”

“Fotografie erotiche” - Stavolta fui io a sollevare le sopracciglia.- “e Fred, qui. È il mio assistente”

“Bel mestiere, alla nostra Virgi, piace un casino fare la modella” – (così, come se fossi una coniglietta di peluche, vi rendete conto? Che porco, mi stava facendo bagnare,e, come se non bastasse Fred che non mi staccava gli occhi dal culo)

“Ne ha tutti i diritti..” – Sorrise Max.

“e.. le physique du rôle..” – aggiunse Fred.

“Si, avevo giusto in mente di fare un piccolo book per un mio cliente di piscine.. gli sto curando la comunicazione, sapete. E, siccome ho intuito che è un porco, si potrebbe fargli vedere un book di prova nella piscina qui, con la Virgi, se la cosa vi interessa, con o senza mascherina di pizzo sul volto, certo.. – “palla al balzo” è il secondo nome di Matteo, chapeau. Oltre a bagnarmi i miei capezzoli si stavano inturgidendo tendendo la stoffa della canottierina in modo piacevolmente doloroso.

“Fred, che ne dici? Quando possiamo fare qualche scatto...? ah, se Virginia è d’accordo ovviamente.”

“Ma io sono completamente a vostra disposizione, basta che Matteo schiocchi le dita et voilà..” – andai dietro le spalle di Matteo e gli morsi l’orecchio dopo avergli sussurrato: “tu ed io facciamo i conti dopo, porcello..”

“Beh, fece Fred, fingendo di guardare su una immaginaria agenda.. domani tardo pomeriggio sarebbe perfetto, anche con la luce, si.. purtroppo, tra mezz’ora arrivano gli ospiti per la festa. Sennò.. ”

“Giusto, che sciocco, - fece Max – ho dato per scontato che anche tu venissi alla festa di inaugurazione della nostra casetta, Matteo, e naturalmente la tua amica modella... certo” – la figa non si butta mai via eh... e bravo anche il nostro Max.

“Accettato con piacere. – Matteo smanettò col cellulare esitando - se non che, la nostra amica .. mi ha appena dato pacco per stasera. Peggio per lei.. ”

“Peccato..sarà per la prossima volta.. allora ci vediamo da voi, tra poco..”

“Il tempo di un bagnetto in piscina..” – aggiunsi con un sorriso.

Mi allontanai attraversando la vetrata che ci separava dalla piscina e mi tuffai in acqua lasciando cadere per ultimo il tanga, sapendo di avere tutti i loro occhi addosso.

Come al mio solito ero riuscita a stoppare quelle fanfaronate da macho con un semplice gesto. Si, si, il punto debole degli uomini sono i fatti.. “put your money where your mouth is” dicono negli States..

Ora qui non si parla di soldi, anche se hanno pur sempre un loro lato erotico solo perché “sono” potere.. Ma veniamo a noi..

Lasciai i tre al loro chiacchiericcio che, in mancanza della figa, sfumò in poco tempo. Dalle mie languide bracciate in piscina, vidi presto che era rimasto solo Matteo a guardarmi con un sorrisetto.

Mi sfilai dall’acqua e rimasi distesa sul teak a godermi il sole. Peccato il cloro non mi piacesse quanto il sale o avrei iniziato a farglielo diventare duro iniziando a leccarmi le labbra.

Alla fine, Matteo si avvicinò facendomi ombra di proposito: “posso offrirle un altro flûte di champagne, madame, in attesa di poterla ammirare mentre si prepara per la festicciola ormai imminente...?”

Restai ad occhi chiusi girandomi volubilmente con il sedere in aria e iniziando a stiracchiarmi come una gatta. Ma senza rispondere, così feci un gridolino quando sentii lo champagne ancora ghiacciato colarmi in un rivoletto nel solco fra le natiche..

“Ops..” – fece Matteo – “come posso rimediare a questa sbadataggine ?” Si beccò una mia occhiata tenebrosa mentre muovevo il culo per lasciar scorrere il liquido prezioso. Visto che era a portata lo presi per i capelli e cominciai a fargli strusciare il volto sulla figa, in tutto il solco, per la verità, fino a che non tirò finalmente fuori la sua lingua golosa e pronta a scaldarmi tutta, raccogliendo il mio piacere che iniziava a colare, più voluttuoso del vino..

Fece per staccarsi ma non glielo lasciai fare godendomi la sua dedizione. Tentò di tirarselo fuori ma impedii anche questo, striracchiandogli i capelli con un briciolo di bastardaggine che lo fece gemere e sorridere al tempo stesso.

Chi lo aveva detto che dopo una leccata di figa bisogna farsi infilare un cazzo.. Era una regola non scritta e a me, le regole, piace solo infrangerle..

Sapevo che l’avrei pagata con Matteo ma lo avrei comunque fatto divertire. Quella sera stessa. Avevo già in mente qualcosina, a questo proposito.

Ci interruppe il DJ della villetta che iniziò il sound check.. chissà se qualcuno ci stava guardando, a proposito...

Lasciandolo mugolare a cazzo teso, lo lasciai disteso sul teak e sgattaiolai sculettando al piano di sopra.

Ci voleva una doccia vera.. e un look adeguato.

Avevo da poco preso a prestito da una amica porcella che aveva una boutique intrigante, uno strano vestitino ideale all’occasione. Due “semplici” rettangolini di seta indaco tenuti insieme da una serie di laccetti che lasciavano i fianchi scoperti.

Mi guardai allo specchio..

Fuori discussione mettere il reggiseno..

mm..

Impossibile mettere anche solo un tanga..

Il cache sex poi.. lo trovo un po’ volgare in una occasione simile e poi mi farebbe bagnare come una troietta in calore..

Scarpe altissime ton sur ton o piedi nudi..mm.. mi venne un’idea.

Mantenni la coda di cavallo.. la piega non aveva senso in questo contesto, e l’immagine allo specchio mi sembrava appagata.

Uff.. Questi capezzoli tesi. Colpa della seta..e della voglia

Ok , ero pronta..

Dal riquadro della porta, notai Matteo che mi guardava incantato.

Mi tuffai in una nuvola di profumo e gli passai a pochi millimetri dal corpo.

Ne sentivo il calore e la tensione.

“chi fa la spia..”- sussurrai con le labbra lucenti.

“..mia mamma si chiama Maria..”

“no no..il detto dice: passa un uccello e la donna gliela portano via..”



Lasciai che Matteo suonasse al campanello del vicino. Si era cambiato la camicia e il resto.. Decisamente lo avevo fatto sudare ma a lui, che piaceva essere sempre impeccabile soprattutto in estate, i ricambi non gli mancavano mai, e non solo di vestiti..

Ci fece entrare una bella fighetta che mise gli occhi su Matteo, che la prese subito per i fianchi sottili presentandoci e sorridendo galantemente..il solito porco.

Fred si trovava poco distante e quando mi vide gli scintillarono gli occhi. Strinse dolcemente entrambe le mie mani, trattenendomi due secondi di troppo, il tempo di fissarmi negli occhi. Ricambiai lo sguardo senza staccare e gli dissi:

“Fai vedere..- gli tenni la testa ferma e misi le mie labbra a tre dita dalle sue – ma lo sai che da oggi pomeriggio ti sono venuti gli occhi lucidi?” – dopodiché lo mollai e andai a salutare il padrone di casa. Avevo deciso di restare a piedi nudi ma con le mie decolleté tacco 12 in tinta a dondolare sulla spalla. Non si sa mai quel che la vita ci riserva.

Quando mi vide, Max saltò su dal divanetto e mi volle presentare ai suoi amici e colleghi. Gli piaceva esibire la figa, al buon Max.

Essendo l’organizzatore mi trovai presto al buffet davanti a un cameriere che non mi staccava gli occhi dai capezzoli, piuttosto evidenti, visto che era arrivato un ponentino stuzzicante. Di Matteo neanche l’ombra. E si che il giardino del fotografo, non era poi immenso. Mi rinfilai le tacco 12 per dare una occhiata più dall’alto

“Posso permettermi?”

Sollevai gli occhi e mi trovai davanti un bel tipo, brizzolato e più verso i 60 che i 50. Decisamente piacevole. Bel fisico curato, senza essere leccato, si intuiva bene che sapesse il fatto suo. Mi cambio il calice di champagne semivuoto con uno colmo e ghiacciato.

“Non vorrei soffrisse di disidratazione..” – sorrisone. – Sono Sandro, non ci hanno presentati, ma ho già capito che qui, il lavoro duro, lo devo fare io..

“Già, - risposi sorridendo con un tocco di freddezza per mascherare le voglie - Cameriere, crocerossina, e poi..?”

“Cerco di arrotondare, cosa vuole..” - figo, mi dava del lei. Mi fa sempre arrapare, sta cosa.

“Anche a me piace arrotondare..” – giuro, non so perché lo dissi.

“Modella, direi..”

“No, panettiera”

Scoppiò a ridere e lo seguii..Ghiaccio rotto, e adesso..?

“Ma sa che stavo proprio cercando una panettiera di fiducia. La mia non mi soddisfa più, filoncini mosci, troppi additivi nell’impasto..”

In quel momento il DJ pensò bene di mettere un lento strappa mutande, abbassando le luci e mi sentii prendere per i fianchi.

“non ti si può proprio lasciare sola un attimo, Virginia. Ci scusi, è la nostra canzone..”

Non ebbi il tempo di dire machecaz.. che Matteo mi aveva trascinato in pista

Cominciò a ballare tenendomi una mano proprio sopra la curva della schiena e guidandomi con la mano sulla spalla nuda.

Mentre Matteo sembrava appagato nel farmi sentire ogni tanto come era messo nelle parti basse, incrociai lo sguardo di Sandro che mi fissava dal bordo pista, mentre fingeva di essere interessato a Max che sembrava lo trattasse con ammirata deferenza. Doveva essere un tipo importante, potente, proprio come piacciono a me..

Oh, giochiamo..

Misi le mani dietro la schiena di Matteo e sentii che si stava eccitando per quel mio contatto ravvicinato. Sorrisi, mugolando al suo orecchio.

Ma i miei occhi non mollavano Sandro. Il cazzo di Matteo rispondeva perfettamente allo strusciarsi della mia fichetta ben sensibile e nascosta appena dal sottile velo di seta.

Alla sera, anche se ci si bagna, è facile nasconderlo, per fortuna..

Quando fui sicura che Sandro mi stesse guardando, a pochi metri da lui, feci il segno della cornetta telefonica e poi gli mimai il mio numero di telefono con le dita.

Matteo non se ne accorse, ovviamente. Ma Sandro capì al volo e lo vidi armeggiare col telefono.

La canzone finì e dissi a Matteo che avevo sete..

Con un sorriso eccitato dall’allusione, si precipitò al bar.

Il mio portatile, appeso alla pochette, fece un bing.

Numero sconosciuto.

“Ho una riunione urgente per la panetteria nel capanno della piscina..Non mancare. S.”

Presi il calice dalle mani di Matteo e gli dissi:

“Vado a rinfrescarmi un po’.. aspettami qui e non fare il porco con le altre..”



Altro che fresco... ero in calore. Avevo una voglia matta di scopare, di godere, di fare la ..

Avevo giocato e i giochi mi arrapano, soprattutto i giochetti con gli sconosciuti e con gli uomini che sono Uomini. E Sandro sapeva di uomo. Molto.

Il capanno della piscina era dalla parte opposta di dove si era concentrata la massa di invitati.

Appena sotto le frasche di un ulivo scintillante, il capanno spiccava buio con una piccola scintilla rossa dalla finestra.

Bussai, appoggiata su uno dei tacchi, con le nocche, tiktitiktik..Tenevo gli occhi chiusi, soffiando il fumo della piccola canna che mi ero accesa, via ci vuole un po’ di conforto..

Il mio vestito, chiamiamolo così, notai che fosse pericolosamente sollevato. Meglio...

Prima sentii il suo profumo intenso, poi la sua mano che mi sfiorava il collo.

“Bonsoir Madame..”

“E la riunione...?”

“Quella importante, dici?.. è appena iniziata.”

“A-ha” – mi passai la punta della lingua sulle labbra.

Vede, Madame, quando parlo di affari, mi piace farlo nel luogo più opportuno e non in mezzo alla folla. Vengo subito al punto. Se lei è stata convocata qui. Nel mio ufficio, è solo perché a me non piace scopare”

Questa mi fece aprire gli occhi.

“No, mi piacciono i giochetti, sa, quelli particolari, molto particolari... quelli che non posso chiedere a mia moglie, e nemmeno alla mia fidanzata” – Ho capito, pensai, beccato il sadico porco di turno?

“Nel mio curriculum non figura nessuno dei due profili. Ma non amo i giochetti anche se ne conosco tanti tipi, a meno che..”

Mi prese per la coda di cavallo tirando quanto basta per farmi sollevare il viso e ripetendo: “a meno che...?”

Lasciai cadere la cannetta e gli presi le palle in mano. “A meno che non ci siano argomenti solidi, che mi facciano cambiare idea.”

“Ho in mente una cifra vergognosa che potrebbe fare al caso suo” sussurrò a pochi millimetri dalla mia bocca.

Giochiamo alla puttana, allora. Mm..Questo è un gioco che mi eccita.. Risalii con la mano lungo l’asta che si era fatta di acciaio sotto i calzoni leggeri e cominciai a leccare le sue labbra.

Poi gli strinsi il cazzo, fissandolo negli occhi.

“Non sono il tipo di donna che fa per lei...” – ma non mollai il cazzo..

“Sbaglio spesso” – mi tirò la coda di cavallo facendo sporgere i miei capezzoli sotto la seta e strappandomi un piccolo gemito, più di piacere che di dolore. – “probabilmente stavolta ho accidentalmente sbagliato..cifra..Moltiplichiamo per due?”

Mi mise la lingua in bocca.

Lo lasciai giocarci ed apprezzare il mio piercing drizzacazzi. Poi lo staccai prendendolo per il mento, con la mano libera.

“Per tre, potremmo parlarne...”

“Allora ne parleremo domani nel mio ufficio, quello vero. Ma prima...” – appoggiò due dita sulla mia bocca. Era calda, aperta e pronta.

“Si..?” – strinsi ancora il cazzo.

“Devo vedere che effetti hanno indotto le mie proposte, sul tuo ..corpo..”

La sua mano scese, sfiorò il mento, si allargò per sfiorare entrambe i miei capezzoli ed arrivò al secondo piercing sull’ombelico, ben evidente per il mio ansimare, sotto la seta.

Mi sfuggì un sorriso e uno sguardo di sfida che ottennero esattamente l’effetto che desideravo ottenere.

La mano scese ancora e si appoggiò, aperta, sulla mia fichetta fradicia, gonfia di voglia di essere scopata come una matta e di dargli tutto.

Ve l’ho detto che l’uomo mi piace porco?



Quello che ho in mente, potrebbe piacerti..- fece Sandro, passandomi la mano aperta verso l'alto, fra le cosce -o potrebbe non piacerti..- socchiusi gli occhi mentre la sua carezza infinita mi passava sulla fica arrivando ad accarezzarla lentissimamente con tutto il suo avambraccio.. - in ogni caso, dovrai fare tutto quello che ti chiedo..sarai mia..per un pomeriggio intero.."

"Ti piace l'idea di comprarmi come una puttana, mm?" - riuscii a dire anche per scacciare l'orgasmo che mi stava divorando la fichetta aperta e bollente, sotto la sua carezza che ora era ripresa in senso inverso..senza mai fermarsi..Immaginate una leccata senza fine..

"Mi piace saperti soltanto mia per un pomeriggio..Questo non fa di te una puttana.."

Non sai quanto mi eccita l'idea di farlo per te..sconosciuto e porco..pensai all'istante. Poggiai le mani sul suo petto e cominciai a graffiarlo lentissimamente, seguendo la stessa velocità con cui mi strusciava il braccio sulla fica. Dovevo fargli male ma sembrava piuttosto che questo lo eccitasse. Di sicuro eccitava me..

Sentii un fruscio tra i cespugli poco distanti e l'incantesimo si ruppe, un attimo prima che il mio orgasmo si materializzasse in un lago di piacere.

Girò il volto staccandosi appena, cercando di capire cosa ci stesse disturbando. Ne approfittai per prendergli il lobo dell'orecchio con la bocca. Lo succhiai sentendolo fremere e mi staccai, dopo averglielo tirato non troppo dolcemente.

“Hai il mio numero. Confermami entro domani a mezzogiorno e alle due sarò da te."- mi staccai senza voltarmi sapendo che era rimasto a cazzo duro.

Niente mi eccita più di lasciare gli uomini a cazzo duro..o quasi..

Il rumore che ci aveva disturbati si rivelò essere Max, il fotografo, che si stava imboscando con la zoccoletta che mi aveva accolto all'ingresso.

Loro non mi avevano individuato, immersa com'ero nel buio ma immediatamente la mia voglia perversa si fece strada, avete presente il diavoletto e l'angioletto. Credo il mio angioletto si fosse dato malato da tempo..

Cambiai direzione e mi parai dinnanzi alla coppietta che ridacchiava, tenendosi per mano. Lei tanto caruccia quanto alticcia e lui decisamente sù di giri. Li vidi sobbalzare, soddisfatta.

"Ciao Max, pensavi di fartelo succhiare, stasera..?"

"Ehm, ciao Virginia..Una mezza idea, si"

La zoccoletta restò basita.

"Allora fai in fretta con lei, perché dopo ho voglia di farti giocare un po' insieme a Fred, si intende.. A festa finita, cominciamo. A festeggiare sul serio.." – svanii fra i cespugli sorridendo senza aspettare risposta.

Al bar ritrovai Matteo un po' impensierito. Mi dava le spalle guardando con interesse il culo di una bionda vistosa che rideva con Fred. Si intuiva che la bionda indossasse un perizoma ridottissimo, unito a un alto tasso alcoolico.

Mi strinsi a lui da dietro e le mie mani scesero lentamente, percorrendogli i fianchi.

Il mio corpo aderiva perfettamente al suo, le mie mani: una sul petto e una sul cazzo, duro, sentii mugolando.

"Matteo, Matteo..quella bionda ti darebbe troppo lavoro. Io non lo porto il perizoma. Veramente, non porto proprio niente, sotto la seta.."



La serata volgeva al termine.. Persino il DJ era partito lasciando gli ultimi ospiti con un sottofondo languido.

Sandro si era dileguato mettendomi una carta di credito tra i laccetti del vestito.. Infilarla nelle mutandine, sarebbe stato il suo desiderio ma non avrete dimenticato che non le portavo affatto..

A quel punto il mio tasso alcoolico misurato in calici di champagne era alle stelle, la mia voglia di fare porcate era ancor più elevata.

Ballavo lentamente strusciando il culo sul cazzo di Matteo ai margini della pista, improvvisata a lato della jacuzzi su cui mi stavo già immaginando a farmela leccare.

Ma c’era troppa gente per quanto avevo in mente di combinare. Gli ultimi sei ospiti decisero di uscire in gruppo, proprio in quel momento. Rimanevano i padroni di casa e le loro amiche..

Max si era appena ripresentato con la camicia fuori dai pantaloni e si era rimesso a ballare alla “orso Yoghi” in centro pista con la tipetta mora, ora con le guance rosse, per il pompino che gli doveva aver fatto nei cespugli.

Fred aveva rimorchiato una mulatta niente male. Lei indossava un vestitino di lamè verde scuro, scollato sulle tette original e invidiabili e con un culetto sodo e ancora acerbo. Intendiamoci a me piace il cazzo, e mi piace eccitare, e giocare.. Nella mia vita di modella mi erano capitate decine di avances da parte di ogni tipo di genere sessuale. Le donne non mi interessano ma era capitato, più per rendere folle qualche maschietto dalla fantasia prevedibile, che me la lasciassi leccare ad occhi chiusi da una bella fighetta magari dopo essermela limonata davanti a lui. Ma adoro essere la regina della notte..e senza rivali.

Matteo mi fermò sussurrandomi che ora aveva voglia di vedermi all’opera.

“Stai a vedere..”

Era tempo che i miei desideri si realizzassero, mi conosceva troppo bene, ma dovevo uscire da quell’impasse e liberarmi delle due fighette.

Cominciai da Fred, che ballava languidamente, allacciato alla mulatta come un panino con la nutella.

Mi misi dietro di lui che si risvegliò elettrizzato dal contatto, lei socchiuse appena gli occhi soffermandosi con lo sguardo sopra la sua spalla. Fisso nei miei occhi.

“Freddy, la tua amica ha voglia di leccare una bella fighetta, lo sai?”

Sorrise con quel suo sorriso giovane e lucente dicendomi: “non mi pare proprio..Virginia”

Così ebbi il lampo..che ci volete fare, sono il genio della scopata, fatta femmina..

Carezzai con un dito appena, il volto moro della ragazza che parve ridestarsi. Si fermò e guardare i miei occhietti blu e la baciai con la lingua.

La staccai e le dissi in francese: “Ma cherie il faut que tu vas te amuser avec la p’tit amie de Max, ça te dit, ?”

Fece un cenno col capo, un sorriso perverso, lasciò Fred a cazzo duro e, senza aggiungere altro, prese la mano della moretta che si lasciò guidare salendo le scale, preceduto dal culetto ondeggiante che brillava di lamè.

Max e Fred si guardarono, perplessi.

In pista eravamo solo noi tre.

Matteo ci guardava dal bordo, con un sorriso da gattaccio, roteando il ghiaccio nel tumbler. Sollevò tre dita.

Era passato al whisky, e ora sapevo bene cosa avrei dovuto fare..
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